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Evviva l'Imperfezione dei Genitori

06-12-2022 15:40

Vincenzo Brugnano

GENITORI BAMBINI E ADOLESCENTI, crescita, genitori, genitorialità, figli,

Evviva l'Imperfezione dei Genitori

Gli strumenti educativi efficaci per i propri figli non sempre passano attraverso la gratificazione, occorre talvolta accettare di frustrare. Scopriamo perché!

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Essere genitori non è facile. E spesso questa consapevolezza provoca timore ed ansia da prestazione.

 

Ma un genitore deve necessariamente essere sempre perfetto per essere un buon genitore?

In proposito, una delle più grandi scoperte dello psicoanalista e pediatra Donald Winnicott (1896-1971) è che il genitore non deve essere un supereroe privo di difetti, in grado di rispondere sempre ai desideri del figlio, al contrario!

 

È necessario che a volte egli sia anche in grado di frustrarlo.

 

Perché? Per cattiveria? 

No. Per facilitarne lo sviluppo.

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Vuol dire che un genitore deve sempre essere oppositivo?

Ora che abbiamo detto questo, cari genitori, non è che vi dovete sentire obbligati a incrociare le braccia e frustrare sistematicamente i vostri figli.

 

Semplicemente dovreste farlo quando la gratificazione non è necessaria, inutilmente generosa, sostitutiva della libera iniziativa dei figli stessi. 

 

A cosa servono le frustrazioni?

Le frustrazioni, oltre a contribuire a strutturare il sé ed il senso di realtà di cui ci ha parlato Sigmund Freud (1856-1939), possono aiutare a generare difese mentali più solide struttura di tolleranza e flessibilità necessarie per una vita psichica sostenibile, poiché la vita ci insegna che non tutti i semafori sono verdi e le pasticcerie piene di abbondanza che non dovremmo pagare. 

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D’altronde, secondo il padre della psicoanalisi, il Super-Io (dall’autore inizialmente identificato con la coscienza morale), nasce proprio dalla necessità di frustrare i desideri irrealizzabili e nocivi, tra cui i desideri edipici.

 

Che cos'è il Super-Io?

Il Super-Io è l’ente morale che ci sanziona come mettiamo un piede nell’area del piacere e ci ricorda che possiamo concedercelo solo in accordo con la realtà: si va  a giocare in cortile solo dopo aver fatto i compiti!  

Inoltre, come ci insegna Melanie Klein (1882-1960), una brillante psicoanalista allieva  e collaboratrice di Anna Freud (1895-1982), un rapporto incrinato si può sempre riparare.

 

Proprio questa è una lezione importante per il bambino, che, infatti, apprendendo il significato dell’esperienza riparativa (che tra l’altro, sembra essere un predittore di uno stile di attaccamento sicuro) riesce a progredire dallo stadio schizoparanoideo a quello depressivo, imparando quindi ad integrare le parti gratificanti e quelle frustranti di una stessa persona, superando il bisogno di distruggere l’oggetto cattivo o persecutorio che non esaudisce i suoi desideri, apprendendo invece il senso della gratitudine.

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Oltretutto, come sottolinea Rocco Quaglia, “Ora la prima e più grande gioia del bambino è il proprio ritrovamento nella relazione con la madre, dopo un’interruzione provocata da un intervento “esterno”” (Quaglia, 2014, p. 111).

 

Ossia, dopo una frustrazione, che renderebbe il bambino consapevole della gioia e del piacere sperimentato in precedenza.

 

Come devono essere queste frustrazioni?

Ovviamente, come ricordava Wilfred Bion (1897-1979), un altro importante medico e psicoanalista inglese, le frustrazioni devono essere rese digeribili e tollerabili al bambino, ovvero proposte con gradualità e atteggiamento comprensivo.

 

L'accompagnamento nella frustrazione favorisce lo svezzamento del bambino dall'onnipotenza, l'apprendimento della tolleranza e dell’autonomia, con il rafforzamento del potere dell'attesa e del differimento del piacere.  

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In conclusione, genitori, non lasciate che il timore di poter commettere errori vi trattenga dall’essere buoni genitori, poiché l’imperfezione è più salutare di una vuota perfezione!

 

 

 

 

 

 

 

 

Bibliografia e sitografia consultate per l’articolo:

 

https://www.spiweb.it/la-ricerca/ricerca/superio/

 

Beebe, B. Lachman, F., Jaffe, J. (1997) Mother—infant interaction structures and presymbolic self‐ and object representations, in The International Journal of Relational Perspectives, 7:2, pp. 133-182 (Trad. It.

 

Le strutture d'interazione madre-bambino e le rappresentazioni presimboliche del sé e dell'oggetto, Ricerca Psicoanalitica, 1999, Anno X, 1, pp. 9-63)

 

Quaglia, R. (2014) Il senso della vita dalla madre al padre. Teoria dei sistemi relazionali, Armando Editore

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